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venerdì 9 novembre 2012

Quelle mattine come oggi.

Quelle mattine terse e fredde, di strina.
Quando all’ombra ti si condensa il fiato e il sole ti scalda la schiena.
Quelle mattine in cui batti i piedi, ti freghi le mani, sorridi [se sei un fumatore te ne fumi una] e sei pronto a metterti all’opera.

Ecco, in quelle mattine come oggi chiudermi in un ufficio e mettermi davanti a un monitor con la finestra schermata alle spalle mi pesa un tot più del solito.

giovedì 31 luglio 2008

C'è un posto

C’è un posto in una borgata che non è ancora stata violata. Un posto a cui si arriva attraverso un cancello arrugginito precariamente appoggiato un paio di pilastri diroccati. Un posto dove il suolo è ricoperto da un morbido mare verde, il cielo schermato da una macchia verdeviola di glicine e dove qualche mano sapiente ha decorato il fondale con una scritta viola con netti bordi color blu elettrico  tutta spigoli e linee rette che ancora non sei riuscito a decifrare e ti terrà piacevolmente occupato per i prossimi minuti. Un posto dove i soli rumori che sentite sono quelli delle cicale, delle api che volano pigre in cerca di polline, dell’irrigatore che si prende cura di una porzione di prato a qualche decina di metri e dei rari passi che percorrono l’anello di ghiaia che circonda l’isola verdeviola.
Siete tu e l’Amoretuo seduti con le schiene poggiate al tronco del glicine. Un libro per uno posato sulle gambe [tu stai leggendo un libro scritto per la metà in verde, vedi tu le coincidenze] a parlare di niente o del nulla mentre il senso della scritta ti si palesa a tratti. L’aria è immobile, ma lì sotto per lo meno si respira.
Roma fuori è stata abbandonata da tutta quella gggente che non si capisce perché la frequentino e sono rimasti solo quelli che la amano davvero e quelli che non hanno altro mondo. Il tempo è immobile ed è tutto per voi.
Mentre il cielo si tinge di scuro e offusca le cose con un velo sfumato, tu, dopo ore di lettura, chiacchiere, sgranchite, coccole e altro dai un’ultima occhiata alla scritta mentre riponi i libri nello zaino e la decritti in tutto il suo significato. Allora sorridi, benedici i writers, abbracci l’Amoretuo e, con un braccio intorno al suo fianco, varchi il cancello arrugginito.
Mentre fai scattare la chiusura centralizzata sai che stavolta il Supremo [conscio della tua semisordità] le cose te le ha volute scrivere a [per te] chiare lettere.

mercoledì 14 maggio 2008

Cesare

Cesare dopo l'orario di lavoro lo trovavi quasi di sicuro fuori dal pub con le spalle appoggiate al muro e una pinta in mano. Pinta che si faceva sempre versare nei boccali della Guinness perché, diceva, sono perfetti per aprire le facce.
Cesare era figlio di quella stessa rabbia che o te la tieni dentro finché non esplode o la lasci fluire e la condividi con chi ti capita a fianco. Ma non aveva mai effettivamente fatto violenza su nessuno. Anche se lo sapevano in pochi. Istintivamente sapeva che il modo migliore per non farsi rompere il cazzo nella giungla in cui era nato e cresciuto era far credere in giro che fossi chissà quale pazzo criminale. E l'aspetto gli dava comunque una mano. Non alto, vestito perennemente con anfibi, jeans slavati maglietta bianca e bretelle [al massimo, in pieno inverno, aggiungeva un maglione grigio e un bomber nero] perché quella, secondo lui, era la divisa di chi lavora in cantiere. E lui montando ponteggi ci aveva passato ormai più di metà della sua vita.
 A Cesare piaceva ascoltare musica punk, ska, reggae e soprattutto l'oi! ed era naturalmente contro ogni forma di autoritarismo. "Chi ha passato la vita in cantiere odia per forza chiunque vuole comandare. E poi i padroni so' tutti fasci, quindi noi non possiamo che essere comunisti nel cuore e nelle vene".
Cesare era sempre il primo a lasciare la pinta e muoversi se si trattava di andare a coprire svastiche, celtiche e robba del genere perché quella era la sua zona e il controllo del territorio è la prima cosa.
Cesare regalava sorrisi e complimenti a tutti con lo stesso ritmo con cui offriva le sigarette del pacchetto morbido che teneva nella tasca posteriore destra dei jeans.
Cesare amava rosolarsi al sole che colpiva la facciata del pub parlando di calcio, motori o politica.
Cesare imbruttiva spesso, ma si era incazzato solo una volta. Imbruttiva magari a un coglione pieno di soldi che si era permesso di prendere in giro l'indiano che passava al pub per vendere le rose e farsi offrire una birra. Gli dimostava di quanto gli fosse inferiore per cultura e dignità. E di quanto fosse inferiore a lui per fegato. Si era incazzato, invece, per amore. Perchè solo l'Amore fa incazzare davvero.
Cesare amava la sua città, il suo quartiere e la sua strada e si incazzava a vedere come la stessero colonizzando poco alla volta per farla diventare un posto per figli di papà come avevano già fatto con Trastevere, Testaccio, Sanlorenzo, ilPigneto...

Cesare ora guarda il sole che splende alto ma non riesce a scaldare l'asfalto sotto di lui.
Cesare è in preda agli spasmi causati da un colpo alla nuca sferrato con un casco da un sedicente naziskin che ha creduto di dimostrare il suo valore aggredendolo con altri 5 alle spalle.
L'ultimo pensiero di Cesare è che nessuno ha insegnato a chi lo ha colpito come si vive.
[Il penultimo, l'ultimo è Pezzi de mmerda, dovete morì male. Tanto.]


venerdì 22 febbraio 2008

Tu

Cammini nella foschia che precede l'alba. A farti compagnia solo il suono del tuo fiato e dei piedi sulle foglie di quercia marcite coperte di brina. Stai trottarellando verso il culmine della collina per vedere il sole sorgere dietro il monte lontano e innondare di luce la vallata. Ti piace quando tutto si colora di bianco. Ti piace camminare su un lago di luce e stringere gli occhi per non farti ferire troppo.
Oggi sarà una magnifica giornata.
Guaderai il ruscello di cristallo e sentirai che si sta sensibilmente scaldando giorno dopo giorno. Darai una lunga sorsata di quell'acqua amara e così buona che sa di neve e fango. Affonderai con amore i denti nel collo di qualche leprotto o, se il recinto è abbastanza isolato, potresti anche decidere di andare a liberare per sempre qualche pecora malata dalla sua triste vita di schiavitù. Il Mondo si sottometterà come al solito grato ai tuoi piedi. Del resto non sei stato messo al culmine della piramide evolutiva per sbaglio, no?

...E , se sarai particolarmente fortunato, verrà a trovarti quello strano Uomo che ogni tanto vedi da queste parti. Si avvicina timoroso e ogni volta osa di un passo in più. Si siede in terra e passa lunghissimi minuti a fissarti. E tu fissi lui e questo scambio di sguardi ti piace da impazzire. Se ci non ci fossero decine di generazioni alle spalle a dirti che è tabù ti saresti già avvicinato a leccargli il muso. Ma d'altra parte il tuo istinto ti dice che non hai nulla da temere. E tu lo sai che il tuo istinto non sbaglia mai.


Tu sei Lupo.

venerdì 18 gennaio 2008

Voglia di, adesso

Estate.
Una tarda mattina estiva. Con jeans, scarpe di tela e T-shirt.
Sotto una tettoia con vista su un vasto campo declinante e brullo pascolato da mucche e cavalli.
Un improvviso acquazzone a gocce pasanti che solleva l'odore di ozono ma non rinfresca più di tanto l'aria.
I grilli che si zittiscono e pochi uccelli che si alzano in volo sul limitare del campo.
Lager fredde in bottiglia da versare in bicchieri spessi.
Il mio amore  e gli altri anelli della mia catena.
Qualcosa di nessuna importanza di cui parlare oziosamente

martedì 30 ottobre 2007

Succede così [anche]

Te ne stai nella tua macchinetta inchiodato sul GrandeRaccordoAnulare  a sbollirti tutto lo stress della giornata ascoltando in loop StraightToHell con il tuo impianto cd pagato uno stipendio.
Te ne stai talmente rilassato che quando quella cazzo di BMW ti taglia la strada ritardi di un quarto di secondo a frenare e ti tocca inchiodare. E ti scappa anche un'invocazione agli avi defunti del conducente di quella cazzo di macchina.

Succede così.
La macchina che ti ha tagliato la strada ti si piazza davanti per traverso e ne escono due manzi ipertrofici con lo sguardo bovino e il cavallo basso. A occhio li diresti padre e figlio, ma non è che ti soffermi tanto sulle loro fattezze. La tua attenzione è attratta piuttosto dalla mazza da basball e la chiave da 36 che tengono strette nelle zampe anteriori e che ti mostrano.
Si avvicinano con grande calma ma con l'arroganza tipica di chi abita nelle fogne ed è convinto che la puzza se ne vada con abbondanti docce di soldi e profumi volgari. Ma no, non se ne va..
E insomma si avvicinano, ti tirano fuori a forza dalla tua macchina e ti massacrano davanti a tutti.

Ora, le considerazioni che vengono sono un paio:
Uno: Questa gente ha da mori' scomoda. Tanto scomoda. Roba che la cura canaro protratta per una settimana sarebbe poco.  Questi esseri devono restare bloccati nelle fogne da cui vengono. Non devono aver diritto a esprimersi o muoversi. Nè a vivere, in finale.
Due: [e mi rivolgo ai manzi di cui sopra] Oltre a aver dimostrato quanto siete teste de cazzo, avete bloccato il traffico e immobilizzato centinaia di persone dietro di voi. Che purtroppo non sono come voi.

martedì 23 ottobre 2007

Stone warm

La strada è un nastro dorato che ti decora le pupille e che serpeggia davanti a te per decine di kilometri. Interrotta solo quando passa sotto il ponte ferroviario. Tratto per il quale sai che diverrai temporaneamente cieco. Ma lo conosci a memoria e non rallenterai. Speri solo che qualche cinghiale non decida di attraversare la strada proprio mentre passi tu. Altrimenti ci sarà frollato di cacciagione al tuo banchetto funebre…
La colonna sonora è offerta dal rumore del motore attutito dai vetri chiusi e dallo scatto del cambio quando scali le marce.
Per il resto è silenzio assoluto. Assoluto e assolato. Il cielo sopra è uno straccio ch’è bagnato di celeste e la campagna intorno sta mettendo il suo vestito autunnale giallo e rosso.
Le ruote sono incollate all’asfalto e i tuoi pensieri sono assenti [se non per ricordarti che in un giorno così hai fatto quella cazzata che ti ha fatto passare 5 giorni all’ospedale a te e 60 dal carrozziere a J.J. Ma ormai sono passati lustri, tu hai imparato a non fare così tante cazzate e J.J. scorrazza felice nei circuiti celesti dove nessuno potrà più decidere la sua strada, visto che lo sterzo lo hai tenuto tu].
Sai che presto arriverai a destinazione e dovrai spegnere il motore, aprire lo sportello, respirare l’aria frizzantina e tornare nel mondo.
Ma, finché non finisce, questo momento è eterno. E viverlo ti allarga il cuore.

venerdì 19 ottobre 2007

"Quando il cielo ride"

Quando sopra di te hai uno di quei cieli che sembrano affrescati con tonnellate di lapislazuli.
Quando i colori di tutto quello che ti circonda sono definiti come fossero appena stati graffiati con dello spray su un muro perfettamente intonacato.

E Tu sei lì sotto che soffri come una cane per qualcuno dei tuoi cazzi che ti sembrano assoluti e universali.
Allora, se alzi lo sguardo, ti accorgi che il Mondo non ha perso nemmeno un miliardesimo della Sua bellezza. E che il tuo dolore si fa sentire forte quanto un sospiro emesso al centro del campo durante un concerto di Vasco.

Tu praticamente non esisti, renditene conto.
E inizia ad apprezzarne il bello....

venerdì 5 ottobre 2007

Fuori di metafora


È parecchio che non fisso il baratro.
È un po' che non mi fermo sull'orlo del burrone e spingo lo sguardo fino in fondo all'orrido.
Da tanto non sento quella sensazione di calma assoluta che solo un panorama del genere [mi] può dare.
La sensazione della concretezza della terra sotto i piedi. Il percepire esattamente dove finisce il mondo. Fino a quel millimetro è il regno a cui appartieni e lì oltre solo se sai volare. [che poi forse ne sei capace. Hai mai provato veramente, per essere così sicuro che invece no?]

Questo vorrei.
Stare in piedi sull'orlo.
Un pezzo di terra inclinato su un salto di qualche [decina di] centinaia di metri. Un cielo che corre prendendo la rincorsa e si getta felice nel vuoto e davanti il nulla. Migliaia di metri cubi di nulla assoluto tra quel pezzo di terra e quello che è sotto. E come al solito chiedermi se quando mi hanno convinto che io non posso volare non fosse solo una di quelle cose che si dicono ai bambini senza pensare che poi loro ci crederanno inconsciamente per il resto della vita.

Dicono che le vertigini non siano paura del vuoto, ma paura di non saper resistere alla sua attrazione.
Dicono che la caduta libera sia una delle sensazioni più forti che si possano provare.
Dicono che il mare attiri tanto perché in finale non è che un immenso spazio vuoto riempito d'acqua.
Dicono

Io so che amo spaziare lo sguardo sul Nulla senza cercarci dentro metafore idiote [come tutte quelle che pretendono di essere applicate alla mente umana]. Forse se Freud si fosse fatte meno pippe mentali e avesse osservato di più il Nulla sarebbe vissuto in un modo migliore. E tutti quelli che lo hanno seguito pure.

mercoledì 28 giugno 2006

Making movies on location


Erano i tempi in cui andavi in giro sempre e comunque in jeans, magliette stampate e anfibi o quelle che al tempo si chiamavano scarpe da ginnastica [oggi qualcosa tipo sneakers].
Erano i tempi in cui ti battevi tutta Roma a piedi a botte di kilometri alla volta. E avevi sempre nella tasca posteriore destra dei jeans il tuo fido walkman che ti sparava a tutto volume nelle orecchie quella musica che ti avrebbe fatto col tempo diventare seriamente audioleso.
E ne ascoltavi di robba: BruceSpringsteen, Clash, IronMaiden, Cure, i fottuti GunsN'Roses, Queen, Skiantos, JesusAndMaryChain e tutta quella musica distorta degli anni '80.
E poi c'era un gruppo che riusciva sempre e comunque a metterti di buon umore, anche quando cantava le sue canzoni più tristi e cupe. Un gruppo che aveva il suono degli anni '80 [infatti poi è inesorabilmente scomparso]. Un gruppo la cui musica suonava come quella che si deve sentire durante i picnic in paradiso. E il cui frontman andava in giro con una specie di aureola.


Stamattina li ho riascoltati mentre venivo a studio e, anche se invece che a piedi sfrecciavo sulla tangenziale in scooter e al posto della maglietta avevo una camicia di lino, mi sono risentito il pischello con il cuore affogato di gioia che cantava a squarciagola Tunnel of Love e Skateaway. Solo che certe cose è preferibile farle a piedi...