Te ne stai nella tua macchinetta inchiodato sul GrandeRaccordoAnulare a
sbollirti tutto lo stress della giornata ascoltando in loop StraightToHell con il tuo impianto cd pagato uno stipendio.
Te ne stai talmente rilassato che quando quella cazzo di BMW ti taglia
la strada ritardi di un quarto di secondo a frenare e ti tocca
inchiodare. E ti scappa anche un'invocazione agli avi defunti del
conducente di quella cazzo di macchina.
Succede così.
La macchina che ti ha tagliato la strada ti si piazza davanti per
traverso e ne escono due manzi ipertrofici con lo sguardo bovino e il
cavallo basso. A occhio li diresti padre e figlio, ma non è che ti
soffermi tanto sulle loro fattezze. La tua attenzione è attratta
piuttosto dalla mazza da basball e la chiave da 36 che tengono strette
nelle zampe anteriori e che ti mostrano.
Si avvicinano con grande calma ma con l'arroganza tipica di chi abita
nelle fogne ed è convinto che la puzza se ne vada con abbondanti docce
di soldi e profumi volgari. Ma no, non se ne va..
E insomma si avvicinano, ti tirano fuori a forza dalla tua macchina e ti massacrano davanti a tutti.
Ora, le considerazioni che vengono sono un paio:
Uno: Questa gente ha da mori' scomoda. Tanto scomoda. Roba che la cura canaro
protratta per una settimana sarebbe poco. Questi esseri devono restare
bloccati nelle fogne da cui vengono. Non devono aver diritto a
esprimersi o muoversi. Nè a vivere, in finale.
Due: [e mi rivolgo ai manzi di cui sopra] Oltre a aver dimostrato quanto
siete teste de cazzo, avete bloccato il traffico e immobilizzato
centinaia di persone dietro di voi. Che purtroppo non sono come voi.
martedì 30 ottobre 2007
martedì 23 ottobre 2007
Stone warm
La strada è un nastro dorato che ti decora le
pupille e che serpeggia davanti a te per decine di kilometri. Interrotta
solo quando passa sotto il ponte ferroviario. Tratto per il quale sai
che diverrai temporaneamente cieco. Ma lo conosci a memoria e non
rallenterai. Speri solo che qualche cinghiale non decida di
attraversare la strada proprio mentre passi tu. Altrimenti ci sarà
frollato di cacciagione al tuo banchetto funebre…
La colonna sonora è offerta dal rumore del motore attutito dai vetri chiusi e dallo scatto del cambio quando scali le marce.
Per il resto è silenzio assoluto. Assoluto e assolato. Il cielo sopra è uno straccio ch’è bagnato di celeste e la campagna intorno sta mettendo il suo vestito autunnale giallo e rosso.
Le ruote sono incollate all’asfalto e i tuoi
pensieri sono assenti [se non per ricordarti che in un giorno così hai
fatto quella cazzata che ti ha fatto passare 5 giorni all’ospedale a te e
60 dal carrozziere a J.J. Ma ormai sono passati lustri, tu hai imparato a
non fare così tante cazzate e J.J. scorrazza felice
nei circuiti celesti dove nessuno potrà più decidere la sua strada,
visto che lo sterzo lo hai tenuto tu].
Sai che presto arriverai a destinazione e dovrai
spegnere il motore, aprire lo sportello, respirare l’aria frizzantina e
tornare nel mondo.
Ma, finché non finisce, questo momento è eterno. E viverlo ti allarga il cuore.
venerdì 19 ottobre 2007
"Quando il cielo ride"
Quando sopra di te hai uno di quei cieli che sembrano affrescati con tonnellate di lapislazuli.
Quando i colori di tutto quello che ti circonda sono definiti come fossero appena stati graffiati con dello spray su un muro perfettamente intonacato.
E Tu sei lì sotto che soffri come una cane per qualcuno dei tuoi cazzi che ti sembrano assoluti e universali.
Allora, se alzi lo sguardo, ti accorgi che il Mondo non ha perso nemmeno un miliardesimo della Sua bellezza. E che il tuo dolore si fa sentire forte quanto un sospiro emesso al centro del campo durante un concerto di Vasco.
Tu praticamente non esisti, renditene conto.
E inizia ad apprezzarne il bello....
Quando i colori di tutto quello che ti circonda sono definiti come fossero appena stati graffiati con dello spray su un muro perfettamente intonacato.
E Tu sei lì sotto che soffri come una cane per qualcuno dei tuoi cazzi che ti sembrano assoluti e universali.
Allora, se alzi lo sguardo, ti accorgi che il Mondo non ha perso nemmeno un miliardesimo della Sua bellezza. E che il tuo dolore si fa sentire forte quanto un sospiro emesso al centro del campo durante un concerto di Vasco.
Tu praticamente non esisti, renditene conto.
E inizia ad apprezzarne il bello....
venerdì 5 ottobre 2007
Fuori di metafora
È parecchio che non fisso il baratro.
È un po' che non mi fermo sull'orlo del burrone e spingo lo sguardo fino in fondo all'orrido.
Da tanto non sento quella sensazione di calma assoluta che solo un panorama del genere [mi] può dare.
La sensazione della concretezza della terra sotto i piedi. Il percepire esattamente dove finisce il mondo. Fino a quel millimetro è il regno a cui appartieni e lì oltre solo se sai volare. [che poi forse ne sei capace. Hai mai provato veramente, per essere così sicuro che invece no?]
Questo vorrei.
Stare in piedi sull'orlo.
Un pezzo di terra inclinato su un salto di qualche [decina di] centinaia di metri. Un cielo che corre prendendo la rincorsa e si getta felice nel vuoto e davanti il nulla. Migliaia di metri cubi di nulla assoluto tra quel pezzo di terra e quello che è sotto. E come al solito chiedermi se quando mi hanno convinto che io non posso volare non fosse solo una di quelle cose che si dicono ai bambini senza pensare che poi loro ci crederanno inconsciamente per il resto della vita.
Dicono che le vertigini non siano paura del vuoto, ma paura di non saper resistere alla sua attrazione.
Dicono che la caduta libera sia una delle sensazioni più forti che si possano provare.
Dicono che il mare attiri tanto perché in finale non è che un immenso spazio vuoto riempito d'acqua.
Dicono
Io so che amo spaziare lo sguardo sul Nulla senza cercarci dentro metafore idiote [come tutte quelle che pretendono di essere applicate alla mente umana]. Forse se Freud si fosse fatte meno pippe mentali e avesse osservato di più il Nulla sarebbe vissuto in un modo migliore. E tutti quelli che lo hanno seguito pure.
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