Non lo avrebbe mai creduto e invece è successo.
Lei si è avvicinata e gli ha detto:
“Ho voglia di un gelato, ma non mi va di mangiare da sola, te ne offro uno”
Lì per lì non ha capito, poi, con l’aria più disinteressata possibile, ha detto:
“Se per te è uguale offrimi una birra o una sigaretta, ultimamente non amo i gelati”
Lei, guardando altrove ha scandito:
“Allora una birra, col gelato sta decisamente meglio”
E così eccolo qui mentre la accompagna
nel bar ancora incerto se ha capito il senso della sua ultima frase ma a
questo punto deciso ad andare avanti se non altro per curiosità.
Ordina
una chiara alla spina, poi si poggia con la schiena al bancone e da’
un’occhiata in giro per vedere chi c’è nel bar. Quando si gira verso di
lei si accorge che lo sta fissando mentre mangia il proprio Cucciolone a
morsi lenti. Senza staccargli gli occhi di dosso dice:
“Comunque
io sono Cristina.” E gli porge la mano con le dita dritte e il pollice
in linea con l’indice, cosa che a lui ha sempre dato fastidio. E poi che
vuol dire iniziare il discorso con comunque?
“Lo
so,- risponde ignorando la mano - abito anch’io in questo paese, sei la
sorella di Gianni.” Poi, dopo aver cercato un sostituto a comunque e non averlo trovato, “Comunque, nel caso ce ne fosse bisogno, io sono Fabio, Fabio Coleridge.”
“Non
ce n’è bisogno. - Ribatte lei leccandosi le dita dal gelato allo
zabaione dopo aver elegantemente gettato la carta nel cestino. -
Piuttosto, com’è che quando non ti viene a trovare quel tuo amico da
Roma non ti si vede in giro?”
Fabio
è tentato di rispondere qualcosa di terribilmente spaventoso e insieme
terribilmente inventato, ma poi pensa che non sarebbe giusto abusare in
questo modo di un’anima semplice che probabilmente non capirebbe nemmeno
il gioco. E poi oggi gli va di parlare e in fondo la tipa non è niente
male.
Quindi,
dirigendosi verso la staccionata davanti al bar e assicurandosi che lei
lo stia seguendo dopo aver ordinato una Diet-Coke in lattina, le dice:
“Il
fatto è che sono abbastanza timido e poi da solo non sto male. Quindi
spesso non mi va proprio di farmi avanti con gli altri, anche perché
magari poi va a finire che ti sforzi di conoscere delle persone che alla fine
si rivelano delle teste di cazzo paurose e quindi chi te lo fa fare?”
Poi, senza darle il tempo di rispondere qualche ovvietà alla sua domanda
retorica, aggiunge “A proposito, sai che sei la prima persona che
conosco che riesce a trasformare il bere con la cannuccia in qualcosa di
altamente erotico?”
Lei
lo fissa ammutolita, come previsto, poi arrossisce un po’ e per la
prima volta distoglie lo sguardo da lui. Fissa il panorama lontano alla
propria destra e, ripreso il controllo del cromatismo delle guance, gli
propone di fare un passeggiata.
A
Fabio, improvvisamente, viene in mente che se lo baciasse ora
mischierebbe il sapore della birra che lui sta ancora sorseggiando a
quello della coca e non del gelato. Poi, pensando che forse in finale
non è poi così importante, accetta di passeggiare con lei dopo aver
finito la birra e restituito il boccale.
È
un po’ che stanno passeggiando, lei ha smesso di fissarlo e sembra
invece interessata a essere vista con lui, come se lo facesse per
scommessa. O forse lui è più popolare di quanto credesse. Comunque
Fabio, al quale non piace troppo essere al centro dell’attenzione, ha
dirottata la passeggiata verso luoghi più isolati e ora stanno
percorrendo un sentiero costeggiato da una parte da rovi e dall’altra da
glicini.
La conversazione, dopo un primo periodo di ovvietà dette da lei e risposte minime di pura cortesia sillabate
da lui, si è ora arenata e così i due camminano in silenzio, cosa che,
per quanto riguarda Fabio, non è affatto un problema. Si gode il profumo
dei glicini e il caldo di una primavera scoppiata tutta insieme dopo
essersi fatta a lungo attendere.
Arrivano
a un bivio che da una parte conduce in paese e dall’altra si addentra
nei boschi. Quando già Fabio si sta chiedendo se torneranno alla civiltà
o meno, lei si ferma, lo fissa per quindici eterni secondi mentre è
percorsa da brevi tremiti lungo tutto il corpo, e infine mischia la
Diet-Coke con la birra.
Fabio
sinceramente resta un po’ sorpreso. Ovviamente sapeva che sarebbe
successo. Quello che non si aspettava è l’intensità, quasi la foga, che
lei ci mette. Non è che gli dispiaccia, anzi comincia a prenderci gusto,
solo che lei lo sta baciando come se stesse bevendo da una borraccia
nel deserto, come se non baciasse da cinque anni..
Caso strano, le prime parole che lei dice quando, dopo cinque minuti si stacca, sono “Aspettavo questo bacio da cinque anni.”
“Questo vuol dire che non baci da cinque anni?” A occhio e croce doveva averne più o meno quindici.
“No, vuol dire che sono cinque anni che aspetto di baciare te, e col tempo ho iniziato ad aspettare anche altre cose.”
Hei, la ragazza si fa audace, chissà se abbiamo tutti ben chiaro a cosa si stia realmente riferendo.
“Con
calma - fa Fabio, mentre, tenendola dalle spalle la fissa negli occhi -
rispettiamo l’ordine temporale. Quanto tempo è passato dal desiderio
del bacio al successivo?”
“Non lo so. In ogni caso, qualunque sia stato non ho intenzione di aspettare tanto.”
Non
c’è che dire, le parole si fanno audaci sulla sua bocca. Lo sguardo,
invece, è rimasto lo stesso di quindici secondi prima del bacio. E
bisogna dire che questo provoca su di lui uno strano effetto.
Sicuramente lo intriga, ma al tempo stesso lo trova quasi disarmante,
come fosse un ragazza che vuole per forza portarsi a letto il proprio
mito incontrato per strada e non sa nemmeno bene come fare.
Alla fine decide di lasciarsi del tempo e, accarezzandole il viso, le chiede di raccontargli di cinque anni fa.
“Tu
venivi per le vacanze - attacca lei riprendendo a camminare e fissando
la strada davanti a loro - e passavi le sere a parlare con mio fratello
sotto casa. Io ogni tanto vi venivo ad ascoltare quando gli altri
andavano in discoteca e mio padre non mi lasciava seguirli. Tu
sicuramente non ti ricordi, non mi avrai nemmeno notata.”
“Mi ricordo, invece. Passavi il tuo tempo giocando con un gattino grigio o annodando braccialetti e già allora eri terribilmente carina.”
Lei
arrossisce per la seconda volta, e per la seconda volta Fabio l’ha
fatto apposta, tanto da chiedersi che intenzioni abbia in realtà. Ma
sarà il tempo a decidere.
“A proposito, com’è che sei scappato da Roma e ti sei trasferito qui?”
Ha cambiato discorso per non soccombere d’imbarazzo o per finta modestia? E poi, a proposito di che?
“Non
è che sia proprio scappato. Io amo Roma. È che io e Marco avevamo
bisogno di prendere un po’ di ossigeno ogni tanto e visto che c’era casa
mia libera.... io sto qui più spesso di lui, tutto qui.”
“Marco è il tuo amico, vero? -Bada che cima!!!! - che tipo è? Come vi siete conosciuti?”
E no!!!!
Siamo scaduti nel banale più assoluto ! che tipo è il tuo amico...
cos’è , vuoi farti pure lui? Vuoi fare ingelosire Fabbio? Non sapevi più
cosa dire? E la cosa più allucinante è che lui le risponde pure!! Mi sa
che il tempo ha già deciso. Ha deciso di dare a Fabbio Cristina e di
prendergli in cambio il cervello. Tutto ciò è toppo pietoso, vi
risparmio.
E
poi, tra l’altro non ho nessuna intenzione di farvi sapere come si
conobbero i Male e il Bene (il Coleridge, scusate). Oltre al fatto che,
per ora, io stesso nonnesonnulla.