Si
alza, raccoglie il maglione con la sinistra senza scrollarlo e si avvia
verso la cattedrale. Entra. E’ caldo dentro. Il tempo non scorre. Il
pavimento è sporco di sabbia bianca che scricchiola sotto i suoi piedi
amplificata dallo spazio vuoto. Da un ultimo sorso alla boccia che
poggia su un inginocchiatoio. Percorre lentamente le navate girando su
se stesso per impossessarsi meglio degli spazi. Pensa: tornerò con una
telecamera e un paio di amici per catturare l’anima del posto. “Oggi è
un buon giorno per morire”. No, meglio “la vita è breve, l’uomo è
cacciatore e saremo per troppo tempo morti”. Ecco, sì, e questa è la mia
“magnifica preda”, “credevi di cacciare, ma adesso la preda sei tu”. Se
è così mi arrendo: “il segno di una resa invincibile”. Il transetto.
Tripla giravolta lenta per godersi tutta la basilica -vedo tutto il
mondo da Foligno-. Il pulpito. Sale i gradini lentamente, uno alla volta
con gli occhi fissi sul gradino superiore per non rovinarsi l’impatto
di una visione d’insieme dalla vetta. 5.000 occhi di pietra che non
vedevano un uomo da decenni lo fissano, lo giudicano, lo temano: lui ha
il potere di annientarli con un semplice fischio. Non fischierà. Il vero
vincitore si conosce dalla magnanimità verso i vinti. Li rispetta. Si
sente orgoglioso di tanta importanza, felice ma anche un attimo indegno.
Fa niente. Se così vogliono loro starà al gioco, non farà nulla di
oltraggioso. Non è un finto ateo; non è costretto a bestemmiare da una
libertà dogmatica. E’ veramente libero e libertario. Riconosce e
apprezza il bello, se c’è, anche in un’opera del Ventennio.
Un’ombra
sulla porta. Passi ritmati di anfibi neri, decisi di chi non osserva,
decisi di chi è insicuro. Non si nasconde (ha gli occhi dalla sua). E’
notato. Gli anfibi si fermano, si atteggiano, proseguono, lo guardano
con aria di sfida. “E’ tua la duetto nera parcheggiata qui fuori?”
L’incantesimo è rotto. I 5.000 occhi non vedono più nessuno. “E’ mia”.
“Allora Tizio ti manda a dire se puoi andare adesso”. “andiamo. Stai a
piedi?” Ovviamente sta a piedi: non ha l’età per la patente, i soldi per
la moto, il look per il motorino. “Ti do uno strappo, prendi la
boccia.” “Martini, robba da froci.” - Sentenze, robba da stronzi -.
Fuori.
Il vento è cessato, il mare è calmo, la pace, poco a poco, lascia il
posto all’euforia. Infila il maglione, accende la macchina, “C’hai una
sigaretta?”. La radio sentenzia “Born to be wild” .
Amen.
Amen.